Don Bosco portatore sano della gioia del Vangelo

Don Bosco portatore sano della gioia del Vangelo

“Non era un santo dalla faccia da venerdì santo, triste musone” ma piuttosto “da domenica di Pasqua”. Era un “portatore sano” della “gioia del Vangelo”, sempre “gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche che lo assediavano quotidianamente”. Per lui “la santità consisteva nello stare molto allegri”.  È questo il ritratto di don Bosco tratteggiato da Papa Francesco nella prefazione del volume intitolato “Evangelii gaudium con don Bosco”.

 

Il prete dei giovani poveri e abbandonati

Quello di Don Bosco, scrive il Papa, è stato “un messaggio rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo”. A Torino, città industriale “che attirava centinaia di ragazzi in cerca di lavoro”, portava il suo slancio missionario nella “periferia sociale ed esistenziale”: “scendeva per le strade, entrava nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri” e portava la “gioia e la cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade”.

 

Nelle periferie del mondo e della storia

Nella prefazione, intitolata “Cari Salesiani”, Papa Francesco pone in particolare un interrogativo: “Che salesiano di don Bosco bisogna essere per i giovani di oggi?” “Un salesiano che sa guardarsi attorno – scrive il Pontefice – vede le situazioni critiche e i problemi, li affronta, li analizza e prende decisioni coraggiose”. “È chiamato ad andare incontro a tutte le periferie del mondo e della storia, le periferie del lavoro e della famiglia, della cultura e dell’economia, che hanno bisogno di essere guarite”.

 

Dio ci ama e ci perdona

Il salesiano, scrive inoltre il Papa, è “portatore della gioia, quella che nasce dalla notizia che Gesù Cristo è risorto ed è inclusiva di ogni condizione umana”. “Dio infatti non esclude nessuno”. “Per amarci non ci chiede di essere bravi”. “E ne ci chiede il permesso di amarci”. “Ci ama e ci perdona”. Se ci lasciamo sorprendere con quella semplicità di chi non ha nulla da perdere – sottolinea infine Francesco – sentiremo il nostro cuore inondato di gioia”. “Quando queste caratteristiche vengono a mancare, ecco quei musi lunghi, facce tristi”

 

da www.vaticannews.va

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